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Giaime e lo sport

Giaime e il suo Sport preferito: il Calcio

 Gaime è stato un bambino vivace, allegro, attivo, ed in seguito un ragazzo curioso, ironico, intraprendentee coraggioso.

Ha cominciato a disegnare molto presto trasferendo su carta, lavagna e stoffa le sue fantasie e idoli: clowns, indiani, Mazinga e i robot e soprattutto i calciatori. Il pallone era diventato un suo compagno di giochi e di movimento: in casa, all’aria aperta e a scuola.

Abitavamo, in quegli anni, all’Eur e Giaime aveva a disposizione i bei prati intorno al Palazzo dello Sport e quindi poteva correre liberamente dietro il pallone e utilizzare gli alberi come pali per le porte.

Gli anni ’80, gli anni favolosi della Roma di Falcao, Conti, Di Bartolomei, Tancredi, Nela, portarono Giaime a seguirne le gesta e ad appassionarsi seriamente al gioco del calcio.

È vero anche che i giocatori della Roma – Trigoria sta all’Eur – si vedevano spesso in giro nei bar, ristoranti, club sportivi della zona e per i piccoli fans era il paradiso.
A Giaime piaceva il ruolo di portiere – Tancredi e Zenga erano i suoi punti di riferimento per le tecniche e i salti delle parate – ma era competente su ogni argomento del gioco: ruoli, strategia, tattiche, innovazioni, talenti, calciatori italiani, europei e sudamericani, brasiliani in particolare.sport giaime

Leggeva moltissimo sull’argomento: libri, giornali italiani e inglesi – parlava bene la lingua inglese – e riviste come Guerrin Sportivo, Supertifo e Super Gol…

Paolo Conti

Pallone d'ArgentoNella sua stanza troneggiava, oltre il calcetto/flipper, il Subbuteo montato su una tavola di legno, accessoriato e con numerosissime squadre, con cui si disputavano interminabili, rumorose e allegre partite con gli amici e ospiti.

Si andava allo Stadio Olimpico e al Flaminio molto spesso. Si entusiasmava per le tifoserie e per le scenografie dello stadio e non solo di quello romano. All’Olimpico gli piaceva stare in curva dove allora c’erano i tamburi, i cori e la “creatività” coatta del tifo. Ma anche le tifoserie degli stadi italiani ed europei ha voluto conoscere non senza qualche problema come a Bergamo per una finale di campionato, 4 giugno 1988, tra Atalanta e Brescia, dove a fine partita un tifoso atalantino gli donò,
mettendogliela al collo come una reliquia, la sua personale sciarpa della squadra.

Ha con gli anni accumulato una collezione di foto di stadi e partite, di derby ROMA/LAZIO, di sciarpe, album di calciatori, posters, gadgets, riviste, disegni, che sarei felice di donare al fturo museo del calcio romano.
Gli piacevano determinati giocatori o per talento o per carattere e personalità come Zico e Socrates tra i brasiliani, i grandi calciatori tedeschi della metà degli anni ’80, ma soprattutto ammirava il calcio inglese e i suoi leader.
Alla fine degli anni ‘80si aggiunsero altri interessi che i viaggi in Europa e in America e trasformarono gli studi in passione e ricerche come l’Hip Hop, i nuovi linguaggi della musica, dell’arte e della comunicazione.

Il calcio lo appassionava sempre, ma più da spettatore seguendo in televisione partite e commenti italiani e inglesi.

Gli ultimi anni – 1997/1998 – seguiva e stimava Boksic della Lazio che desiderò conoscere.
Il 22 settembre 1998 Giaime già molto malato per un rabdomiosarcoma – un tumore maligno che l’aveva aggredito ai muscoli del polpaccio della gamba sinistra – ironia della sorte per uno sportivo come lui – si incontrarono a Formello tra i campi verdi, le amate porte, i palloni, i calciatori, i giornalisti, le riviste, il cielo azzurro:
la giovinezza che ha in sé un futuro di promesse e di sogni. 

Giaime sognava ed era felice accanto a Boksic in un’atmosfera di serenità.

Il 16 ottobre 1998 Giaime ci ha lasciato per sempre.
“Giaime nel ruolo di portiere non ha parato tutto, per lo meno non il tiro mancino e vigliacco del cancro
– così scrive Alberto Manassero in un articolo su Tuttosport – Giaime eveva 24 anni come un giocatore”.

La mamma Caterina Fiumanò